Nel 1949 Esther Bick concepì una metodologia di osservazione del neonato molto puntuale che permette di entrare in contatto con la sua crescita relazionale, emotiva e con lo sviluppo del pensiero. È un tipo di osservazione partecipe, in quanto tra l’osservatore e chi viene osservato ( mamma, papà, bambino) passano una gamma di sentimenti e di emozioni che sono parte integrante dell’esperienza stessa. Sono questi contenuti, assieme alle descrizioni del bambino, dell’atmosfera della casa, dei movimenti delle persone, dei dialoghi, dei silenzi e delle sensazioni avute, che l’osservatore porterà nel gruppo di supervisione. Al suo interno, attraverso la funzione di “risonanza speculare” che permette il processo di identificazione con le persone descritte sulla scena, si potrà raggiungere il livello profondo dell’esperienza emotiva.
Il metodo di Esther BIck permette quindi un’osservazione di tipo binoculare, si osserva ciò che abbiamo sotto gli occhi o avvertiamo con l’udito o con altri sensi, ma siamo anche attenti a ciò che questo produce al nostro interno e nella relazione con gli attori del contesto.
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